Briatore e la pizza. Tensione con i pizzaioli dopo l’ultima polemica sul prezzo di vendita

Il clima dopo le polemiche innescate da Briatore la settimana scorsa non si è stemperato, anzi l’imprenditore è tornato alla carica.  Nel mirino il prezzo di vendita della pizza nella maggior parte delle pizzerie, a Napoli.

Flavio Briatore, che aveva già espresso il suo pensiero spiegando perché sia controproducente vendere la pizza margherita a 4 euro (a condizione che non si usino prodotti scadenti n.d.r.) pena la chiusura di bilancio dell’attività contraddistinto dal “segno meno”, oggi è tornando sull’argomento con questa dichiarazione: “A Napoli la pizza margherita costa 4 euro? Si vede che San Gennaro li aiuta a pagare i fitti, i contributi.

Io San Gennaro non ce l’ho e devo fare per conto mio. A questi prezzi noi non riusciamo a garantire una pizza di qualità, evidentemente loro – Briatore si rivolge direttamente ai pizzaioli partenopei – “avranno degli aiuti che io, noi non abbiamo”.
Ovviamente la reazione dei pizzaiuoli napoletani non si è fatta attendere e già le agenzie giornalistiche registrano l’arrivo dei primi comunicati stampa da parte delle associazioni che li rappresentano.

Abbiamo contattato Antonio Pace, presidente della storica “Associazione verace pizza napoletana” per conoscere il suo punto di vista, e come sua consuetudine lui ha improntato il colloquio sulla cordialità che lo contraddistingue da sempre ma, seppur con la massima pacatezza, ha tenuto a mettere dei paletti ben precisi e imprescindibili: primo tra tutti che la pizza è napoletana.

Ha sottolineato, dopo averci anticipato che quanto stava per dirci lo avrebbe pubblicato in un video nella pagina FB dell’associazione da lui rappresentata non è mai entrata in questa polemica dettata dal prezzo di vendita della pizza, in quanto consapevole che le variabili che lo determinano sono diverse.
Antonio ha soprattutto tenuto a ricordare che l’Associazione Verace pizza napoletana esiste da 38 anni nell’arco dei quali ha istituito dieci scuole in altrettante nazioni, di cui una in una prestigiosa università a Tokio, vanta 957 associati e ha portato la pizza napoletana in 57 nazioni: “perché noi parliamo solo di pizza napoletana” -ha voluto precisare.
Vorrei che il sig. Briatore sapesse che il movimento delle associazioni in questi anni hanno fatto si che nascessero molte imprese produttrici di forni e attrezzature varie, soprattutto hanno contribuito in maniera determinante all’aumento delle esportazioni di prodotti tipici italiani quali olio extravergine di oliva, pomodoro, mozzarella, addirittura le farine.

Credo -aggiunge- che questi risultati siano sotto gli occhi di tutti e non possono essere ignorati.

Se poi -continua- a Briatore la pizza napoletana non piace, noi, quelli come noi che promuovono la pizza napoletana con entusiasmo e i milioni di persone nel mondo che prediligono la nostra pizza ce ne faremo una ragione.
Tutto ciò senza nulla togliere al successo, innegabile e apprezzabile, riscontrato dalle sue pizzerie ma -aggiunge- lo inviterei a valutare se la notorietà delle stesse è determinata dalla bontà e qualità della pizza che propone o tutto che c’è dietro, spettacoli, animazioni, e dell’ottimo marketing.”

Questa diatriba tra le parti, cavalcata ad arte da professionisti con la P maiuscola, sta contribuendo a determinare l’affermazione delle sue pizzerie e del suo brand – commentiamo noi.

Penso – continua Pace – che per fare una giusta valutazione dei due prodotti e stabilire quale piace maggiormente si dovrebbe presentarli insieme in modo anonimo e farli assaggiare. Lui, che ben sa come comunicare, è perfettamente cosciente che un prodotto può essere percepito a seconda da come lo si presenta e cosa gli fa da contorno.

Abbiamo cotto migliaia di pizze a Montecarlo, agli amici suoi, ed è piaciuta a tutti.  Poi, ripeto, se a Briatore non piace, pazienza; però deve sapere che a noi non ci permettiamo di giudicare il lavoro degli altri e non ci piace se gli altri non fanno la stessa cosa con noi.

La nostra missione è quella di promuovere la pizza napoletana nel mondo.
Quando nel 1984 abbiamo creato l’associazione, nei primi due articoli dello statuto abbiamo testualmente scritto: diffondere il modo giusto di fare la pizza napoletana e difenderne la paternità. Tutte le iniziative che da anni girano intorno a questo prodotto hanno fatto si che oggi la pizza italiana sia apprezzata in tutto il mondo, anche se in forme diverse: noi difendiamo la nostra!”.

Briatore ha affermato che in 50 anni l’Italia della pizza non è riuscita ad affermare un brand internazionale, sei dello stesso parere?
Certo, ha ragione, ma ciò non vale per la nostra specialità partenopea oramai famosa in tutto il pianeta“.

Lo sai Antonio che noi di Pizza.it ci proviamo da 25 anni a coinvolgere gli attori di questa realtà in un unico brand senza successo?

A dire il vero oramai ci abbiamo rinunciato dopo aver registrate le resistenze di molte associazioni a collocarsi, seppur nella loro specificità e autonomia, in un unico contenitore che, a nostro parere, forte del potenziale che innegabilmente offre un brand come Pizza.it avrebbe tutte le carte in regola per promuovere in tutto il mondo la pizza italiana nelle sue diversità e realtà che l’hanno resa famosa.

E’ un brand importante Pizza.it perché la pizza è chiamata così in tutto il mondo ed è la parola italiana che più ci rappresenta, mentre il suffisso It è sinonimo di Italia. Insomma, un brand facile da memorizzare, impossibile da dimenticare come lo è il termine pizza.

Un brand che avremmo voluto mettere a disposizione di tutte le realtà serie per promuovere la nostra specialità nel mondo intero, nelle fiere, manifestazioni varie, web ecc.

Crediamo nelle sinergie, ma pensiamo che l’ottusità di molti abbia impedito alla pizza italiana nelle sue diversità di ottenere lo stesso successo riscontrato oggi dalla napoletana.
Cosa vuoi che ti dica Umberto? Briatore e tu avete ragione; oddio, ognuno in quest’ambiente da del suo e fa, nessuno lo nega; ma purtroppo molti pensano solo con la propria testa.
Mentre altri guardano al proprio orticello e la medaglia da presidente che garantisce un po di gloria e qualche quintale di farina gratis- concludiamo noi.

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